SCUOLA A DISTANZA. L'esperienza delle scuole federate

Riflessioni - 27 marzo 2020

Claudia Ventura – pedagogista FISM Bologna

#andratuttobene o #tuttoconcorrealbene

Provocata da un messaggio mandato da un amico, mi sono soffermata a riflettere su questo hashtag. La frase “andratuttobene” accompagna immagini e foto di bambini con disegni dell’arcobaleno colorato.
E se così non fosse? Non è questione di pessimismo o di ottimismo, ma di realismo. Paura, fatica, dolore, morte non sono parole da nascondere ai bambini, come a proteggerli dalle difficoltà della vita. Queste parole non sono loro estranee: sono piccini, ma anche loro ne fanno esperienza. La nonna che sta male, parenti ricoverati in ospedale, il cane o il pesce rosso morto, la paura del temporale: sono piccoli o grandi fatti, dati di realtà cui si trovano di fronte. Raccontava mia madre che da piccola nessuno si poneva il problema di dire o come dire, o di nascondere ai bambini queste cose: erano considerate parte della vita, naturali, normali... Quei bambini sono diventati grande senza gravi traumi. Perché?
“Non è la convinzione che una cosa andrà bene, ma la certezza che questa cosa ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire” (Vaclav Havel). Allora il lavoro da fare è proprio su queste parole: certezza e senso.
Ancora una volta, il problema non è dei bambini, ma degli adulti che i bambini guardano. Su cosa poggia la certezza che tutto ciò che sta accadendo ha un significato, che c’è una speranza? Per rispondere una persona deve averne fatto esperienza, altrimenti rimangono parole belle, ma estratte, che non reggono l’urto di questo tempo. Occorre leggere la propria esperienza ed usare la ragione.
Innanzitutto occorre quindi guardare a ciò che accade. Cosa è il bene tanto menzionato?
Io vedo fatti: gesti di umanità, il tentativo di persone di non lasciare ‘solo’ chi è in difficoltà. Vedo insegnanti cercare il contatto con i propri alunni, professori fare collegamenti per aiutare gli studenti, mamme che vanno a custodire figli di amici che non saprebbero a chi lasciarli per andare al lavoro, o svolgerlo da casa. Vedo amici che si sentono in skype per aiutarsi a stare di fronte a questa situazione, ma soprattutto vedo gente che sta cambiando, degli Io che stanno crescendo. Perché il cuore dell’uomo è fatto così: desidera il bene, è fatto per il bene. Nell’accadere di Io in azione, facciamo esperienza che siamo fatti di qualcosa di grande, che abbiamo bisogno di Qualcuno che dia significato, anzi che sia il significato della vita. Allora occorre essere un po’ come i salmoni che nel fiume nuotano controcorrente, per non rimanere nella superficialità dell’ottimismo, ma andare a fondo per verificare chi compie questo cuore desideroso di bene: chi è il significato di tutto, chi è il Bene.
Nelle nostre scuole, a Natale, abbiamo festeggiato un Bambino che poi si è posto nel mondo dicendo di essere la Via, la Verità e la Vita, ha detto: “Donna non piangere” e “Io sarò con voi per sempre”; che è morto e Risorto, ed è Presente qui ed ora.
La speranza cristiana quindi, non coincide con il ‘lieto fine delle favole’. È la certezza che #tuttoconcorrealbene perché un Altro conduce la Storia.
Allora mi corrisponde molto di più il finale della frase ‘andràtuttobene’. Pare infatti che sia una frase di una mistica vissuta tra il 1300 e il 1400 ed è il Signore stesso a pronunciarla con dolcezza e tenerezza infinite: ‘Tutto sarà bene’ nella certezza dell’amore di Dio.
“Così si capisce che allora quel ‘tutto sarà bene’ di Giuliana di Norwic è collocato nello stesso sguardo del ‘tutto concorre al bene per coloro che amano Dio’ di San Paolo ai Romani. E quell’orizzonte di eternità desidera anche oggi lo sguardo di ognuno di noi” (Vatican News)