SCUOLA A DISTANZA. L'esperienza delle scuole federate

Riflessioni - 3 aprile 2020

Claudia Ventura - pedagogista Fism

Custodire il seme

Le insegnanti si domandano: se le scuole non riaprono, come fanno i bambini di 5 anni a prepararsi al passaggio alla scuola primaria?
Il futuro è incerto, non si sa se e quando i bambini torneranno a scuola, in quali condizioni di contesto e clima sociale. Si paventa il rischio di tornare, solo a settembre. I bambini di 5 anni si troveranno con compagni e maestre nuove, in una scuola diversa: con gli occhi spalancati al ‘nuovo’ e l’animo tra timore e curiosità.
Avranno ‘perso’ qualcosa nei quattro mesi di scuola dell’Infanzia chiusa? Forse sì. Sicuramente le corse con gli amici in giardino, le “discussioni” di gruppo sul velocità e moto della pallina lanciata a terra, le canzoni ballate e mimate insieme, le litigate per accaparrarsi un gioco e la scoperta che si può condividere, le lacrime asciugate dalla maestra dopo l’offesa ricevuta "non sei più mio amico e non ti invito al mio compleanno" e il relativo perdono dopo cinque minuti, le fantastiche costruzioni create assieme, la scoperta del ragno nascosto sotto a un sasso… e tanto altro ancora.
Ma proviamo a pensare a cosa potranno guadagnare questi bambini nel tempo trascorso a casa con genitori, fratelli o nonni. Sono certa che sarà interessante poter trovare il modo di dialogare con i genitori per farsi dire cosa hanno scoperto con i loro figli e dei loro figli e che esperienze hanno vissuto.
Una cosa è certa: i bambini imparano sempre, e su questo si può stare tranquilli. Quando arrivano alla scuola dell’Infanzia, la mamma non ha progettato e svolto l’ora di ‘linguaggio’, l’ora di ‘educazione motoria’, o quella di ‘matematica’, o di ‘gioco’; eppure sanno parlare, muoversi, prendere un fazzoletto, percorrere piste con le macchinine o costruire una torre con i cubetti.
In questo periodo di isolamento i bambini avranno fatto cose diverse da quelle di scuola, ma non per questo meno importanti e significative: magari avranno imparato ad apparecchiare la tavola mettendo le posate a destra e sinistra del piatto, imparato a piegare asciugamani o strofinacci da cucina a metà e poi a metà ancora, ad allacciarsi da soli le scarpe con i lacci, a fare un solitario con le carte da briscola, a sapere narrare nella giusta sequenza la procedura svolta per fare la torta con la mamma, ad avere più pazienza con il fratello piccolo o a saper ‘aspettare’ se la mamma è impegnata nello smart working o ad aiutare il fratello grande a fare i compiti.. tutti gesti semplici che potevano imparare anche prima, certo, ma che acquistano ora un significato diverso, perché apprese in un tempo più ‘prezioso e ‘pieno’.
Soprattutto impareranno a guardare gli adulti stare di fronte a una realtà così imprevista e imprevedibile come è quella di questo attuale momento. Se educare significa introdurre il bambino alla realtà, fino al suo significato, non c’è altra occasione che "questa" realtà. Diversa da come ce la si immaginava: più dura, più difficile, ma realtà! Quella che è data oggi anche ai bambini, non solo ai grandi. Fatica e difficoltà, infatti, le stiamo vivendo tutti; ma stare alla realtà è la cosa fondamentale e non possiamo fare errori di dimenticanza o distrazione. Le domande fondamentali di significato, sul perché e sulle ragioni di quel che si fa, occorre sempre tenerle vive.
Se i bambini hanno il senso di quello che vivono, andranno a scuola pronti. Con curiosità e voglia, perché non avranno vissuto un tempo riempito, ma un senso compiuto delle cose.
Un bambino di 5 anni è pronto perché sa e sa fare tante cose, ma perché sa affrontare i passaggi della vita. E questo di passaggio: quale portata ha!?
Se la scuola non può riaprire, occorre giocarsela a un altro livello. Allora la questione non è la preoccupazione dei genitori verso i figli di 5 anni, anzi occorre smettere di ‘pre-occuparsi’, e iniziare ad ‘occuparsi’ di questo dato di realtà.
C’è un seme che darà frutto a suo tempo, ma oltre che custodire il seme, bisogna avere chiaro lo scopo, che dà l’orientamento. Tutto si valorizza se va in questa direzione.
Guareschi alla domanda di Don Camillo: “Cosa possiamo fare noi?” faceva rispondere a Cristo: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza”.
Più che preoccuparci per le cose da fare, allora, preoccupiamoci dei semi che ci sono.
Allora forse come insegnanti è utile, non appena fornire idee e spunti a ‘distanza’, stimando i bambini grandi ‘degni di scoprire il mondo’ (Camus), ma anche porsi la questione di come sostenere i genitori in questo passaggio, come aiutarli a riappropriarsi dell’autorità (dal latino auctoritas = chi fa crescere), affinché i bambini siano pronti non appena alla scuola primaria, ma alla vita.