SCUOLA A DISTANZA. L'esperienza delle scuole federate

Riflessioni - 17 aprile 2020

Claudia Ventura - pedagogista Fism

Siamo sulla stessa barca

Cosa c’è dietro alle proposte che le insegnanti inviano a bambini e famiglie? C’è un notevole lavoro tra le insegnanti. Chi è partito proprio dal progettare in Collegio, chi, inviando in fretta qualcosa per tenere il contatto con i bambini, ci è arrivato dopo, ma adesso afferma che al lavoro di Collegio tiene più di prima e che proprio sulla collegialità vale la pena fermarsi a riflettere.
Ogni scuola sta percorrendo la sua strada con tutto il personale, compresi gestore, segretaria gestionale e ausiliari, e desidera rendere partecipi gli altri delle conquiste avvenute. Cammina con ‘passi’ propri e coi mezzi di cui dispone, che utilizza con creatività, mettendoci la propria ‘faccia’. Questo è affascinante. Ci si collega con skype, o in video chiamata WasthApp, si riflette, si progetta, si esplicita l’implicito, si fa emergere l’intenzionalità delle proposte, si decide la cadenza dei saluti, il contenuto di lettere rivolte ai genitori perché si sentano compresi nella fatica di questo momento, si sceglie la canzone da dedicare ai bambini o la storia da leggere, fino al dettaglio tecnico dell’inquadratura o della musica da mettere in sottofondo.
Sono passi che si fanno in un cammino. Non basta muoversi, occorre riflettere sullo scopo e darsi dei criteri per mantenere il ‘legame’ con i bambini e chiarire la funzione del Collegio in questo modo nuovo di educare, in cui a tutti è dato di imparare.
Trova qui la sua concretezza la frase di Guardini: “La crescita è un cammino, un cammino nel divenire, tuttavia ricordare il detto di Ghoethe, che non si cammina solo per arrivare, ma anche per vivere, mentre si cammina” (Le età della vita)
Questa vita è stata testimoniata negli incontri a distanza tra le Coordinatrici delle attività educative e didattiche e le pedagogiste, avvenuti a inizio aprile. Un incontro per vedersi, confrontarsi e sostenersi, ma soprattutto per essere presenti gli uni gli altri. Nella diversità, è emersa una grande ricchezza, ma soprattutto la stessa intenzionalità educativa e ‘mission’ delle nostre scuole, che si è dipanata proprio a partire dal racconto su ciò che accaduto nei vari ‘gruppi di lavoro’.
Apertura, ripensamento, darsi ragioni e criteri sono frutto di un cambiamento radicale della condizione lavorativa, che obbliga a farvi fronte ragionevolmente.
Ci sarà un punto di caduta dopo questo tempo? Cosa succederà di tutto questo? Si tornerà alla realtà di prima, o si terrà conto di ciò che si è imparato facendone tesoro?
La relazione educativa, l’insegnamento, il rapporto tra colleghi scoprono nuove possibilità, ma quando l’emergenza sarà finita si tornerà alla normalità di prima? Oppure la realtà è pronta a modificarsi e accogliere questa esperienza?
Altrimenti si finirà per rimpiangere l’emergenza del corona virus. Il positivo che sta accadendo ora e di cui stiamo prendendo consapevolezza, deve aiutarci a capire come agire quando sarà finito.
La costrizione a ripensare una certa ‘architettura’ del sistema scolastico dal Collegio, al rapporto alleato e fiduciario con i genitori è di gran aiuto a modificare lo sguardo sulla scuola. Non appena dopo, già da ora.
Ora che stiamo scoprendo, passo dopo passo, questo sguardo nuovo sulla scuola, dobbiamo farne tesoro da subito. Il Collegio ha acquisito un profilo non formale, il rapporto con i genitori consolida una vera corresponsabilità. Non aspettiamo di guardare cosa accadrà dopo. Questa consapevolezza funzionerà domani, se diventa motore dell’azione di oggi.
Come ha detto il Papa: “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”. Non diamo nulla per scontato, ma iniziamo, anzi continuiamo a costruire insieme, da ora.