SCUOLA A DISTANZA. L'esperienza delle scuole federate

Riflessioni - 30 aprile 2020

Coordinamento pedagogico Fism Bologna

Oggi, serve ancora la scuola dell’infanzia?

L’esperienza della “scuola a distanza” ha fatto emergere la co-essenzialità dei due ambienti educativi: la scuola e la famiglia.
Ambiente scuola: unità del collegio docenti, creatività degli insegnanti, flessibilità...
Ambiente famiglia: ripresa dell’autorità, responsabilità educativa, ruolo genitoriale...
Nascono domande provocatorie sulla scuola: abbiamo ancora bisogno di “questa” scuola? Dobbiamo cambiarla, come? Nessuno ha delle risposte e si va a tentoni cercando di capire. Comprendere: questo il problema reale.
Balza agli occhi un’evidenza: tra qualche tempo questi due ambienti dovranno riprendere a interagire, ma sicuramente in modo diverso. Scuole e famiglie hanno la necessità di mettere a tema e riflettere sul loro rapporto alla luce di quanto è successo in questo periodo di forzata segregazione casalinga e di assenza reale/presenza virtuale della scuola. C’è bisogno di un nuovo criterio di lettura a partire da un riconoscimento che germogli su una pre-stima reciproca.
Luigi Ballerini (Il “fattore umano” della scuola in la Rebubblica @scuola – news) scrive: “La scuola è rapporto con i pari e con gli adulti che mettono (il bambino) al lavoro mettendo a loro volta (gli adulti) al lavoro”.
Le insegnanti riportano che le mamme, da casa, sentono il bisogno del rapporto con loro. Occorre lavorare su questo punto: i genitori non chiedono solo un conforto morale, chiedono e lasciano intravedere che può esistere una nuova modalità di rapporto reciproco.
Non si tratta di definire le regole di comportamento migliori o consolare per la frustrazione che siamo costretti a subire. il rapporto “fa bene” perché sostiene ciascuno. Ogni volta che si crea un rapporto nasce una dinamica educativa: si genera un libero movimento per uscire da sé e avventurarsi insieme nel cammino, che è sempre insieme crescita della coscienza di sé e maturazione della capacità di rapporto con la realtà.
Se l’educazione è un rapporto, non si esaurisce in una professione. La situazione che stiamo vivendo rende evidente che, in questa dinamica di maturazione della persona, ognuno dei due ambienti non può concepirsi in modo autoreferenziale e ritenersi autosufficiente, regolandosi da solo.
Esiste di fatto e non può essere eliminato un rapporto tra i diversi ambienti il cui punto di fuga, cioè l’orizzonte al quale guardare, è il bambino. Adesso è diventata un’evidenza per tutti: genitori, insegnanti. Un guadagno che non possiamo perdere. La riflessione, che ne scaturisce, non si deve concentrare tanto o solamente sulla didattica, ma sulla totalità della realtà che il rapporto investe. Ovvero, sull'educazione.
Ora si è scoperta l’esigenza di un rapporto diverso con l’insegnante, con il genitore, con il bambino come persone. Nella loro pienezza e totalità.
Il rapporto scuola-famiglia va riletto e ripensato a partire dalla provocazione emersa dalla situazione odierna. Sia gli insegnanti, sia i genitori sono chiamati a riconoscere una reale reciprocità fondata sulla corresponsabilità nei confronti del bambino pur in una distinzione di funzioni. Questa reale reciprocità non si spiega con affermazioni teoriche o di principio, ma si vive attraverso appuntamenti concreti e quotidiani, in cui ci sono domande e risposte, cadute e riprese, errori e sorprese. Cosa è importante? Un riconoscimento reciproco fondato su una prestima che permette di correggersi – reggersi insieme – senza sopprimersi a vicenda.