SCUOLA A DISTANZA. L'esperienza delle scuole federate

Bologna città - 21 maggio 2020

Silvia Di Stefano, insegnante - scuola dell’infanzia Minelli Giovannini - Coop. Il Pellicano

Prossimità e presenza

In questi mesi di emergenza sanitaria abbiamo dovuto rispondere a nuove particolari esigenze di comunicazione con i bambini e le famiglie.
Infatti, all'inizio è stato necessario prevalentemente farsi vedere e rivedere più volte per essere riconosciute e collocate dai bambini in un "luogo" concreto che esiste a prescindere dal luogo scuola. In questo senso abbiamo realizzato video con proposte, attività e compagnia.
Perdurando le limitazioni, conseguenti all'emergenza sanitaria, l'esigenza comunicativa è diventata ancora più stringente. Sono arrivate, da parte dei bambini, richieste più mirate e parallelamente da parte di noi maestre è emersa l'esigenza di un contatto più personale, di scambio vero e proprio che superasse gli strumenti finora attivati (come i video), validi ma sostanzialmente "a senso unico" .
Da qui la proposta di attivare un nuovo modo di essere presenti con chiamate, video chiamate e proposte di videoconferenze a piccolo gruppo (con i bambini più grandi) per vedersi e interagire direttamente, guardandosi negli occhi.
Come insegnanti ci siamo interrogate su cosa fosse più utile, quali modalità risultassero più efficaci, cosa proporre e come essere vicine alle famiglie in questi momenti così complessi di vita sospesa.
Le considerazioni emerse dal nostro confronto hanno portato a due elementi essenziali che sintetizzano la nostra opera; prossimità e presenza, anche a distanza.
Prossimità e presenza più che didattica e intrattenimento.
La "scuola a distanza" ha comportato un coinvolgimento globale, delle nostre case, delle nostre famiglie, della nostra persona tutta; l'opera educativa ha preso forma anche fuori dalla scuola e si è concretizzata in una nuova relazione.
Mi sono chiesta spesso il senso del nostro lavoro in un contesto simile, dove gli elementi fondanti del nostro fare scuola sembrano non essere più presenti; il corpo e la vicinanza, lo sguardo e la relazione come potevano trasformarsi ora che dovevano necessariamente essere mediati da uno schermo?
Alcuni bambini hanno mostrato una certa difficoltà rispetto alla gestione di questo nuovo strumento, rifiutandolo o vivendolo con ostilità (come biasimarli?). Per altri l'impatto emotivo non è stato facile e la percezione falsata di chi era dall'altra parte li ha messi alla prova; altri ancora hanno avuto l'esigenza di comunicare spesso, di interagire continuamente.
Nella mancanza della relazione fisica, che anche per me è stata faticosissima, ho cercato di mantenere la presenza e la prossimità esternando questa esigenza, anche mia, in modo spontaneo e non particolarmente strutturato, ricercando un contatto personalizzato.
Le circostanze ci hanno visto fuori dai luoghi strutturati, in contesti quotidiani che i bambini hanno apprezzato molto e visto con curiosità: “maestra, ma oggi sei truccata”, “maestra, chi sono le persone nelle foto dietro di te?”, “mi fai vedere il tuo letto?”, “è bello il tuo divano!”.
I bambini hanno dimostrato di voler condividere: i momenti speciali: “ho imparato ad andare in bici senza ruotine!”, i fatti accaduti: “maestra, sai, è nato il fratellino!”, il vissuto. “quando vieni a mangiare a casa mia?” e le conquiste: “senti maestra, so dire la R!”, con spontaneità e voglia di ritornare presto a farlo, dal vivo, come è sempre stato.
Il ritrovarsi e riconoscersi, comunque anche a distanza, ha permesso a ognuno di noi di fare memoria del vissuto a scuola e di sentirci vicini, in un cammino comune che continua, anche ora, anche da qui.




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