Newsletter del 12 settembre 2025

Incontri esistenziali. Un nuovo anno per la FISM: "Chi spera educa"

In una delle sue lettere Etty Hillesum scrive così: “La vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi”. Con questa citazione Rossano Rossi, presidente FISM Bologna, ha aperto il convegno

“Il punto è che non è possibile educare se non si spera” ha affermato Lara Vannini, responsabile nazionale dell’area pedagogica FISM introducendo gli ospiti del convegno.
“Il docente senza speranza non potrebbe fare bene il suo lavoro” ha esordito Eraldo Affinati, fondatore della scuola Penny Wirton nella quale si insegna l’italiano agli immigrati. “Ma la speranza” ha proseguito “non è legata a un riscontro della nostra attività pedagogica. Noi dovremmo riuscire a gettare il seme senza sapere come andrà a finire. Questo ti dà una forza straordinaria perché a quel punto credi nel valore di quello che stai facendo e questo di per sé è già il tuo compenso. Lo vedo tutti i giorni incrociando gli sguardi degli studenti nei quali trovo una fiducia, una forza incredibile: sono un’erba che cresce tra le pietre. Questa forza ti dà speranza e ti dà fede, per dirla con Dante fede è sostanza di cose sperate. Il vero educatore, è il titolo del mio libro, deve avere testa (il pensiero) cuore (la passione) mani (per realizzare concretamente le sue idee pedagogiche)”.
Vittoria Lugli, psicoterapeuta, una decennale collaborazione con l’Aeronautica militare, è autrice del volume “In volo con le emozioni”. “Che cos’è la speranza? È una capacità di immaginare cose alte. E’ proprio una spinta spirituale. Il volo mi ha insegnato che la speranza non è solo affettività ma anche ragione.
Una delle cose che ho imparato tantissimo nel volo, è abbandonare il mito della spontaneità. Spontaneo vuol dire automatico: in questo contesto noi adulti dobbiamo addestrarci e poi addestrare i nostri bambini. Anche all’uso degli smartphone, perché se non c’è disciplina si rischiano situazioni patologiche”.
La scuola per i ragazzi è come una gabbia? “E’ sempre stato così” ha ricordato Affinati. “Continuiamo a proporre una scuola basata sul trittico spiegazione, interrogazione, verifica. Questo meccanismo obsoleto porta a percepire la scuola come un luogo distante dalla vita. Cosa fare? Affiancare alla lezione frontale dei gruppi in azione. Sostituire la valutazione standard tenendo conto delle situazioni, cambiare lo spazio scolastico”.
La psicoterapeuta si è soffermata, infine, sulle difficoltà che incontra oggi la famiglia: “C’è il rischio di una iperprotezione anche perché si è insistito troppo su un concetto, il trauma, che genera paura. Il problema non è il trauma ma la sua mancata elaborazione. C’è un’altra questione: si è diffusa un’educazione senza limiti, alla Pippi Calzelunghe, mentre nell’educazione, come nel volo, ci sono dei blocchi di addestramento. E i genitori devono imparare a ridire ai figli che li stanno addestrando a volare da soli”.


Nella foto da sinistra Vittoria Lugli, Eraldo Affinati, Lara Vannini e una panoramica del pubblico

FISM. "Coordinatrici in cammino": il percorso ha fatto tappa a Galliera

Da alcuni anni, il coordinamento pedagogico della FISM propone un percorso di compagnia al lavoro tra coordinatrici interne delle scuole e dei servizi federati. Sabato 21 giugno si è tenuto l’ultimo incontro delle “Coordinatrici in cammino”, con una visita guidata presso la chiesa “Beata Vergine del Carmine” (p.zza della Rinascita 3 -Galliera), a cui è seguito un momento di convivialità

Invitate dalla nostra carissima collega Caterina, ci siamo ritrovate a Galliera davanti alla chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Carmelo. Qui ci hanno accolto il parroco, don Marco, e i genitori di un bambino che ha frequentato la scuola dell’infanzia coordinata da Caterina, per raccontarci la storia di questo luogo di culto e per condividere alcune riflessioni sul cammino dell’uomo. L’esterno della chiesa non fa presagire il gioiello di arte e dipinti che ci ha toccato il cuore e l’anima, tra cui gli affreschi che decorano la parte superiore della navata, la cui simbologia ci ricorda che ognuno di noi è tra cielo e terra, che tra la vita terrena e la vita eterna vi è un forte collegamento.
Conoscere e meditare su queste immagini e sulla storia di questa chiesa, davanti alla bellezza di un altare dove nel tabernacolo soggiornava Gesù, è stato veramente emozionante perché ci ha fatto ripensare all'importanza del nostro Battesimo, al grande amore che la nostra Madre, la beata Vergine Maria, ha dato a Dio facendo in modo che potessimo sperimentare, nel pronunciare il suo “Sì”, l'Incarnazione di Gesù che ci ha rivelato il volto di Dio che è Padre Misericordioso. Questa è la grande scoperta di questi ultimi tempi, questa sfaccettatura del volto di Dio che non era stata così approfondita negli anni precedenti della catechesi della nostra tradizione.
Siamo all’inizio di un nuovo anno educativo, con una nuova strada tutta da percorrere. Camminando insieme, cerchiamo di tenere vive le emozioni di quella giornata di fine giugno, in cui abbiamo provato stupore davanti a tanta bellezza, affetto, gioia, commozione, in cui ci siamo sentite accolte… in una familiarità che ci ha fatto sentire veramente cristiani, fratelli e sorelle l'una con l'altro.
Grazie Maria, Decoro del Carmelo e Mamma nostra! Grazie per tutti i bambini e le famiglie che ci hai fatto e che ci farai incontrare. A te Maria affidiamo questo nuovo anno che sta per iniziare e col cuore dei piccoli, con cuore di figli, ti diciamo: Madre mia, Fiducia mia!

Suor Vincenza. coordinatrice Polo dell’infanzia Oasi - Imola

Nell’immagine foto di gruppo.

Brasile. Opere educative Padre Giussani: la festa per il nuovo inizio

Obrigada! (Grazie!) Una parola semplice eppure densa di significato! Tante volte l’ho sentita pronunciare a Belo Horizonte… ma alla Retomada- incontro di tutto il personale scolastico (educativo, pulizie, cucina…) - delle Opere Educative Padre Giussani in Brasile (di cui 4 scuole dell’infanzia), era un grazie pieno, vero… carico di una storia che ognuna delle persone intervenute ha raccontato!

Un grazie per come si sentono accolte, volute, guardate, amate lavorando in quest’opera. Un nuovo inizio alla ripresa della scuola (dopo una pausa di 15 giorni) in cui tutto pareva una festa: gli abbracci, le risate, le chiacchiere, la merenda apparecchiata fuori e il caffè caldo. Tutto curato e tutto pensato per una comunità viva, in cammino.
Durante l’incontro si sono succedute slide, immagini, scritte, canzoni, documentazioni di didattica, storie di mamme incontrate e cambiate… Ed ognuno ha scoperto un po’ più di sé.
‘Chi sono io?’: questo il titolo dell’incontro in cui è stata ripercorsa l’esperienza più significativa di ogni realtà educativa vissuta nel primo semestre. Mi hanno colpito non appena le attività documentate e la cura delle esperienze proposte, ma la profondità con cui molte insegnanti hanno affrontato il tema ponendosi loro stesse la domanda. Ne è emersa una coscienza di appartenenza ad un luogo, a dei volti concreti, a una storia che li ha presi e messi insieme: “Chi sono io?” è definito da un rapporto! E come conseguenza nasce un amore gratuito verso chi si incontra, senza tornaconto, senza essere ricattati da esiti, un servire fino al prendersi cura delle famiglie.
Di fronte ad un egocentrismo e personalismo imperante dove spesso si è soffocati dalla performance, dallo stringere i denti per fare da soli, dal mostrare i muscoli da super eroi, in un quartiere povero tra le favelas, c’è gente che educa perché continuamente educata da rapporti…
Allora sfido ciascuno ad iniziare questo anno scolastico con la medesima domanda: Chi sono io? Certa che già il porsela implichi un lavoro personale senza il quale è impossibile stare davanti a bambini, genitori, ausiliarie... perché quando una persona educa, inevitabilmente comunica se stesso!
E quindi: “Tu chi sei?”

Claudia Ventura – insegnante e pedagogista FISM

Nella foto un momento di gioco.