Educare nel tempo del chiaroscuro. L’anno formativo della FISM di Bologna si è avviato, come di consueto, con l’incontro di apertura che quest’anno ha visto la conduzione di Antonia Chiara Scardicchio, professoressa dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, ed una platea di 140 persone collegate da remoto.
La domanda che ha aperto l’incontro è la medesima che ci accompagna da alcuni anni: “Chi siamo chiamati a diventare per educare in questo tempo di sfide?” Se come ci ricorda Papa Francesco “l’educazione non è una tecnica ma una fecondità generativa”, la prima vera sfida che ci deve stare a cuore è personale: rimanere persone vive, capaci di generare perché generate continuamente.
In questa ricerca la prof.ssa Scardicchio ci ha aiutato a fare un altro pezzetto di strada insieme. Di seguito alcuni stralci del suo intervento.
I bambini e le bambine di qualsiasi età, anche quelli che ancora non parlano, guardano un adulto e gli domandano: “Tu chi sei?” poi “Dove sei?”, nel senso “Sei qui con me adesso?” Occorre intrecciare queste due espressioni: vocazione e presenza di identità, che non si è compiuta il giorno in cui abbiamo deciso uno stato, in cui abbiamo deciso una professione, ma è una continua chiamata a stare, stare in un reale che è sempre più impegnativo.
La postura educativa allora ha a che fare con una presenza che lascia spazio alla grande domanda “Tu chi sei? Io chi sono?” È la postura del mistero. È Il grande “BOH!” (citando Jovanotti): non ho capito, non ho capito come fare con questo bambino, con questi genitori, con questa vita.
La competenza educativa ha a che fare con l’accogliere la grande domanda del “boh”. I sistemi complessi come quello umano, quando arriva la perturbazione (es. pensate ad un alunno imponderabile che rappresenta l’ignoto) accettano di andare in crash e cercano un nuovo ordine. La creatività ha a che fare con un processo di scrittura continua, è un posizionamento interiore.
Il futuro è la forma del grande “boh” e per questo è fragile. Il cristianesimo non ha a che fare con la risoluzione dei problemi, ma ha a che fare con l’attraversamento della fragilità per imparare a riscriverla come luogo della possibilità. Fragile significa possibile; se non è fragile non è luogo delle possibilità e niente di nuovo può succedere.
Nello spazio in cui tutto si rompe si apre un varco, senza il quale non avremmo potuto vedere. Non avrei avuto una possibilità di sperimentare la resurrezione già qui e adesso, come possibilità di morte e resurrezione.
Ogni notte, ogni piccola morte che viviamo anche da viventi, è una convocazione, una chiamata alla trasformazione, e la bellezza ha a che fare con il riuscire a tesaurizzare quella notte, rendere generativo il buio.
Lara Vannini – responsabile coordinamento pedagogico FISM
Nella foto il volantino dell'incontro
“Nella giornata del 30 agosto 2023, aprendo la piattaforma del servizio civile, ogni volontario ha trovato sul proprio calendario: “Formazione generale: il dovere della difesa della patria-difesa civile non armata e non violenta”. Luogo della formazione: Monte Sole.
Così, dopo avere impostato il navigatore ed essere partiti per un viaggio tra curve e paesini, siamo arrivati a destinazione.
Monte Sole fa parte dell’appennino tosco-emiliano e si presenta a noi con il silenzio e la calma tipici dei paesi di montagna. Durante la Seconda Guerra Mondiale, però, è stato centro di diversi conflitti bellici tra l’occupazione tedesca e la resistenza partigiana. Monte Sole è passato alla storia per l’eccidio avvenuto tra settembre e ottobre del 1944, da parte delle SS tedesche.
La nostra giornata è stata scandita da un percorso nei luoghi commemorativi: partendo dalle rovine della chiesa di S. Martino, siamo arrivati ai due cimiteri, dove è ancora possibile vedere i segni delle scariche dei mitra, fino a proseguire in altre due chiese, quella di Casaglia e di Cerpiano. Ogni luogo è stato introdotto dalle testimonianze scritte dei pochi sopravvissuti alla strage, dalle parole di Gianluca Lucarini (nipote di una vittima) e di Frate Tommaso, monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata: racconti pieni di dolore e disperazione, che permettono tutt’oggi di fare memoria delle malignità compiute.
Tra i testi riportati emerge una voce controversa, fuori dal coro: è quella di Etty Hillesum, ebrea e vittima dell’olocausto. I suoi pensieri sono messaggi di fede e di speranza che suonano dissonanti con la dottrina dell’odio, pervasiva e peculiare di quegli anni ostili. Scrivendo i suoi pensieri Etty è arrivata fino a noi, dimostrando di avere attuato una disobbedienza pacifica nei confronti dell’ideologia dell’epoca ed infondendo un seme di speranza nei confronti dell’umanità.
E non è proprio questo il compito del volontario del Servizio Civile? Attuare una disobbedienza pacifica nei confronti delle ingiustizie? Saper attuare ed elaborare una responsabilità individuale ed agire in modo attivo nella collettività?
Ritengo che la giornata formativa di Monte Sole abbia smosso qualcosa nelle coscienze di ogni volontario: se da un lato fare memoria dell’eccidio ci ha permesso di comprendere e ricordare le atrocità commesse, dall’altra parte è emersa in noi la necessità di vivere in maniera coscienziosa e attiva la realtà compiendo, nel nostro piccolo, azioni di cura e responsabilità nei confronti dell’altro.
Francesca Venturi – Volontaria del servizio civile FISM
È attualmente aperto il primo bando di Servizio Civile Digitale con 5 posizioni da volontario presso 3 scuole primarie e 2 presso la sede FISM di Bologna. Ogni riferimento è disponibile sul sito: https://scu.fism.bo.it/bando-scd-2023/ .
Le domande di partecipazione devono essere presentate entro e non oltre le ore 14:00 del 28 settembre 2023.
Nella foto volontari a Monte Sole
L’inizio di un nuovo anno è l’occasione per ricordare le origini delle nostre opere, volute fortemente da esponenti della comunità cristiana, in tempi sicuramente non migliori di quelli attuali, quali segno di speranza e di accoglienza verso i bambini e le loro famiglie.
Anche l’Oasi Santa Teresa ha ripercorso con gratitudine i suoi 70 anni di storia, di compagnia ai bambini e ragazzi della comunità imolese e lunedì 4 settembre, in occasione della riapertura dei servizi, anche il Sindaco e il Vicesindaco di Imola hanno voluto ricordare questa ricorrenza con il loro saluto alla comunità scolastica dell’Istituto. Per celebrare questo compleanno, le Piccole Suore di Santa Teresa del Bambin Gesù che gestiscono l’Istituto hanno organizzato, durante l’estate, una serata di testimonianze e musica dal vivo: un momento in cui suore, ex bambini accolti (oggi adulti), genitori e personale della scuola hanno raccontato con semplicità e profondità la compagnia fatta alla loro vita dalle persone incontrate all’Oasi.
Di seguito riportiamo la voce di una mamma, Ilenia Gasperini, che offre la sua testimonianza:
“Conosco e frequento l’istituto delle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù da circa 20 anni e da quando ho conosciuto l’OASI mi sono fatta una promessa: che se mai un domani sarei diventata mamma, i miei figli avrebbero frequentato questo Istituto.
Ho scelto l’Oasi per affidare il mio bene più prezioso, perché prosegue lo spirito e la missione dei Fondatori che hanno prima sognato e poi realizzato la loro visione, avvenuta acquistando un campo di terra incolto. Vedevano e sentivano bambini sereni che giocavano e studiavano perché si sentivano accolti e sostenuti e non abbandonati a loro stessi.
Dal sogno alla realtà che ancora oggi è possibile far vivere ai nostri bambini, e vi garantisco che vedendo gli occhi della mia bimba ho la conferma che è felice e serena di frequentare l’Istituto. Tutto questo grazie alla coordinatrice Suor Vincenza, alle altre sorelle e a tutto il personale laico presente per l’educazione dei bambini.
A 70 anni dalla posa della prima pietra, si può affermare che nel corso degli anni sono avvenuti molti cambiamenti all’interno dei servizi offerti dall’Oasi, ma viene rispettato lo spirito per cui l’Oasi è nata ed è stata voluta dai Fondatori “.
Ancora oggi questo è lo Spirito che anima l’Oasi e che consiste “in una disposizione del cuore, che rende le Suore di Santa Teresa umili e piccole nelle braccia del Padre, coscienti della loro debolezza e confidenti fino all’audacia nella bontà del Padre” (S. Teresa di Gesù Bambino).
Il coordinamento Oasi
Nella foto la cerimonia per la riapertura dei servizi
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