Newsletter del 8 dicembre 2023

8 dicembre. Oggi La festa dedicata all’Immacolata Concezione di Maria

Fu papa Pio IX che proclamò il dogma in tempi relativamente recenti, nella bolla pontificia del 1854 “La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale”. Nell'occasione pubblichiamo la poesia 54 di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Perché t'amo, Maria

Oh sì vorrei cantar, Maria, perché ti amo
perché il tuo nome mi fa trasalire il cuor
ed il pensare alla grandezza tua suprema
non potrà mai destar timore nel mio cuor.
1. Se io contemplassi la tua divina gloria,
che supera il chiaror di tutti i tuoi eletti,
di essere tua figlia io non ci crederei,
Maria, davanti a te, lo sguardo abbasserei.

2. Perché un bimbo possa amare la sua mamma
bisogna che lei pianga con lui il suo dolor.
O cara madre mia, hai pianto tante volte
sulla riva straniera, per attirarmi a te.

3. Leggendo nel Vangelo la vita tua, Maria,
mi posso avvicinar, guardare verso te.
Il credermi tua figlia difficile non è,
perché soffrir ti vedo, mortale come me.

4. Un angelo celeste ti offre d’esser madre
di un Dio che in eterno e sempre regnerà.
Ti vedo preferire, Maria che mistero,
il tuo gran tesoro, la tua verginità.

5. Capisco che ancor più del suo paradiso
sia cara al Signor l’anima tua divina;
capisco anche bene che questa dolce valle
può contener Gesù, oceano d’amor.

6. Piccina come sono, o cara madre mia,
accolgo, come Te, in me l’onnipotente;
la mia debolezza neppure mi spaventa,
se al bimbo appartiene, o madre il tuo tesoro.

7. La tua bimba sono, o cara madre mia,
le tue virtù, il tuo amor non sono forse miei.
E quando nel mio cuor discende l’ostia santa
il dolce agnello crede di riposare in te


Nell'immagine Guido Reni "Immacolata Concezione" chiesa San Biagio (Forlì)

Il tema. Giulia e Filippo: quali domande fa emergere quanto accaduto?

In questi giorni sono tanti gli articoli, i giudizi molto interessanti di esperti psicologi, sociologi, giuristi, etc.., riportati dai giornali e sui social in merito a quanto accaduto a Giulia. "Quello su cui vorrei soffermarmi in questo articolo" ricorda la pedagogista Rosanna Restaino "è più di carattere personale, quello che ha generato in me: il bisogno di farmi delle domande, perché dare delle risposte è improbabile e chiuderebbe il problema senza aver generato nulla".

La domanda che ho sentito e sento più profonda, anche quando penso a mia figlia è: Chi sono io perché tu mi guardi? In questi giorni si è parlato tanto anche della responsabilità delle famiglie, del modo in cui in famiglia viene sostenuta la dignità e il rispetto dell’altro, ma io credo che non basti questo, perché anche in famiglie dove c’è il maggior bene del mondo possono sorgere situazioni di disagio importanti nei figli e anche viceversa in famiglie al limite, il cuore può trovare uno spazio per fiorire. È lo sguardo che fa la differenza, secondo me, come tu mi guardi e come io mi sento guardato; per il bambino sin da piccolo il contatto visivo con la mamma o col caregiver (chi garantisce la cura ndr.) è ciò che lo nutre più di qualsiasi altra cosa, quasi più del cibo. Crescendo le relazioni si creano a partire dal guardarsi e forse quello che oggi manca di più è questo: il guardarsi, il potersi sentire guardati e quindi tenuti nella mente dell’altro, il riconoscersi negli occhi di adulti interessati alla vita dei propri figli e dei propri ragazzi, che non cercano in loro solo dei performer che rispecchino le proprie aspettative, ma ragazzi di carne e ossa, fatti di cuore e ragione, di sensibilità e fragilità ma anche di tanta forza, talenti e coraggio. I nostri figli, i bambini e i ragazzi che incontriamo ci chiedono di essere guardati, perché loro stessi possano scoprire, attraverso di noi, le loro qualità, il valore che hanno e possano vivere la frustrazione attraverso le regole che gli diamo con cui possono scontrarsi e controbattere, ma almeno ne possono fare esperienza per diventare più forti e aprirsi al mondo, alle relazioni, in una posizione di apertura fatta di dialogo, confronto, e non chiusura e possesso, in cui l’altro diviene specchio di sé! L’altro, invece, deve essere sprone per mettere a frutto l’unicità di ciascuno, l’altro è compagno di strada, ci sta accanto, non addosso, non è un vestito! Senza un adulto, però, che per primo guardandoti ti supporta, sostiene e rilancia, i ragazzi, i nostri figli sempre più soli e meno visti, cercano relazioni fusionali dove avere l’illusone di poter emergere, o cercano di nascondersi nelle vite altrui attraverso anche questo bombardamento dei social…come se la vita degli altri potesse appagare la propria, ma poi in realtà genera rabbia, paura, frustrazione! Solo se si è guardati ci si può aprire con stupore al mondo, alle relazioni e si può sperimentare la bellezza che ciascuno di noi è e porta con sé. Ma chi possiede, chi è capace di aver uno sguardo di amore verso di te, che oltrepassa il tuo limite, che ti considera un valore? Da dove può nascere uno sguardo simile? Questa è l’altra vera domanda. A ciascuno la responsabilità di trovare la risposta.

Rosanna Restaino-pedagogista FISM

Scuola dell'infanzia "Sant'Anna" di Sabbiuno. "Il cammino di Avvento"

“Tanto tempo fa, proprio come accade oggi, non si poteva decidere come si sarebbe nati: grandi o piccini, alti o bassi, con gli occhi azzurri o neri, con un carattere molto socievole o più riflessivo…”. Inizia così la prima delle quattro storie scelte per il percorso di preparazione al Natale.

L’idea è nata un po’ per caso, dalla lettura di alcuni racconti che ci facevano pensare al Natale, coinvolgendo anche personaggi e oggetti non “tipici” dei nostri Presepi, quindi non “tipici” del Natale: un uccellino, tre pietre e un pacchetto di cui non si conosce il contenuto. In questo viaggio abbiamo pensato di farci accompagnare da una piccola stella la cui coda cresce proprio per aiutarci a non perderci, durante il cammino, per arrivare fino alla Capanna.
E che cosa hanno di nuovo da mostrarci questi personaggi così diversi? L’obiettivo è un po’ ambizioso: farci raccontare l’importanza di parlare con Dio, di stare vicini gli uni agli altri, di ricordarci di noi stessi, anche rinunciando a qualcosa, ma anche che siamo piccoli, tanto diversi fra noi, ma di certo molto importanti per Gesù.
Come sempre cercheremo di far vivere il nostro progetto di Avvento anche alle famiglie con le quali condivideremo storie e personaggi, certe che questo offrirà ai bambini la possibilità di raccontare e raccontarsi facendo memoria con piccoli oggetti e simboli che porteranno a casa.
Abbiamo accompagnato il progetto con la costruzione di tre alberi di legno che nascondono altrettanti Presepi. Sempre accompagnati dalla nostra stella e man mano dall’uccellino, dalle tre pietre e dal pacchetto misterioso, scopriremo anche i tipici e conosciuti personaggi del presepe, in un cammino di vicinanza a noi stessi, bambini e adulti, agli amici e fino all’incontro con Gesù, che con immenso amore nasce fra noi.

Le insegnanti della scuola dell'infanzia Sant'Anna-Sabbiuno