
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi (Mt 1, 22-23). Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20)
Il Natale conclude l’anno santo della Speranza, voluto da papa Francesco e continuato da papa Leone XIV.
Nella lettera apostolica sull’Educazione, papa Leone scrive: “Educare è un atto di speranza e una passione che si rinnova perché manifesta la promessa che vediamo nel futuro dell’umanità. La specificità, la profondità e l’ampiezza dell’azione educativa è quell’opera – tanto misteriosa quanto reale – di «far fiorire l’essere […] è prendersi cura dell’anima» come si legge nell’ Apologia di Socrate scritta da Platone. È un “mestiere di promesse”: si promette tempo, fiducia, competenza; si promette giustizia e misericordia, si promette il coraggio della verità e il balsamo della consolazione. Educare è un compito d’amore che si tramanda di generazione in generazione, ricucendo il tessuto lacerato delle relazioni e restituendo alle parole il peso della promessa: «Ogni uomo è capace della verità, tuttavia, è molto sopportabile il cammino quando si va avanti con l’aiuto dell’altro». La verità si ricerca in comunità”(Gravissimum Educationis 3,2).
Perciò c’è relazione tra educazione e comunità. Ed è tanto vero per cui il primo e necessario ambito dall’inizio della vita di ogni persona è la famiglia (mai la famiglia da sola, e neppure mai senza la famiglia). Tuttavia la famiglia è solo il primo dei cerchi concentrici che costituiscono il cammino di crescita delle nuove generazioni.
In questo senso anche Dio si è fatto compagnia all’uomo, facendosi prossimo, anzi uomo come noi e condividendo tutta la condizione umana.
Gesù ha promesso: ‘sono con voi sempre’ (Mt 28,20); infatti ‘dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono lì con loro’ (Mt 18,20). Gesù ha vissuto i tre anni della sua vita pubblica condividendo tutto con i suoi discepoli, che lo hanno seguito e hanno imparato a fidarsi di lui.
Il documento del Papa ci ricorda che “L’educazione cristiana è opera corale: nessuno educa da solo. La comunità educante è un ‘noi’ dove il docente, lo studente, la famiglia, il personale amministrativo e di servizio, gli educatori e la società civile convergono per generare vita. Questo “noi” impedisce che l’acqua ristagni nella palude del “si è sempre fatto così” e la costringe a scorrere, a nutrire, a irrigare” (Gravissimum Educationis 3,1).
Così accogliamo il Natale di Gesù, che ancora può essere il richiamo, la forza e l’occasione per unire le persone, confermando il fatto che il soggetto educante che presiede la formazione della persona è sempre un soggetto comunitario. La comunità cristiana quindi si offre e si presenta come una opportunità, una proposta e, ancor di più, come un dono.
Don Luigi Gavagna, consulente ecclesiastico FISM Bologna
Nella foto "L'adorazione dei pastori" (Guido Reni)

Quante volte capita a scuola che i bambini vogliano essere i primi della fila? Che sia per uscire in giardino, per andare in bagno o in mensa… essere il primo è un posto ambito da tutti, che significa un po’… essere guardati, scelti, preferiti. Questo racconto nasce dal desiderio di far comprendere ai bambini che ciascuno è importante, ciascuno vale, perché c’è, perché Dio ci guarda tutti, uno per uno, ci sceglie, ci chiama per nome, ci preferisce, tanto che si è fatto uomo, si è fatto bambino e abita in mezzo a noi per sempre. Allora l’importante è esserci per riconoscere Gesù e abbiamo sempre bisogno di qualcuno, un amico, che ce lo ricordi, come Nello
Storia inventata, liberamente tratta e modificata da “Battibecchi da cortile” di Laurent Cardon.
Quel giorno, tra gli abitanti della fattoria vicino a Betlemme, regnava una grande confusione. "La gallina Geltrude è scomparsa!" Le galline iniziano a fare ipotesi: "E’ stata la faina!"- dice una. "No! È stata la volpe" - dice un’altra. La notizia si diffonde velocemente e così anche tra le mucche ci si conta e ci si riconta. Ma per fortuna all’appello non manca nessuno.
Le pecore invece belano a più non posso: Rosita (la pecora smarrita) non si trova da nessuna parte.
Il consiglio della fattoria si riunisce in tutta fretta per decidere il da farsi… quando all’improvviso si fa largo Nello l’asinello, che spiega cosa stava succedendo: in una stalla poco lontano stava per nascere un bambino molto speciale di nome Gesù e aveva visto che Geltrude e Rosita erano proprio vicino alla grotta per vedere il bambinello.
A quel punto, da parte di tutti gli animali della fattoria, pian piano nasce il desiderio di andare a vedere. Dopo un po’ di confusione e parlottio… prende la parola il rappresentante delle pecore: "Noi abbiamo deciso che andremo per primi, perché abbiamo la lana per scaldare Gesù".
"No" - replica una gallina- "andremo prima noi nella fila, perché abbiamo da offrire le uova".
"E’ più importante il latte!" - afferma la mucca Carolina, "spetta a noi essere per primi nella fila".
Iniziarono tutti a litigare per capire chi fosse il migliore, chi fosse l’animale più giusto per essere il primo della fila.
Ad un tratto Nello parlò: "Ognuno di noi è importante! Non importa chi è il primo o l’ultimo della fila, l’importante è esserci tutti insieme! Ogni mucca prenda una gallina e una pecora e si incammini in viaggio verso la stalla!"
A tre a tre gli animali partirono … e insieme, un po’ alla volta, arrivarono… e quale lo stupore nel trovare Maria e Giuseppe con il bambino… ai cui lati Rosita lo scaldava standogli vicino e Gertrude covava uova per la mamma e il babbo.
Tutti furono pieni di gioia. Aveva ragione Nello! Non importa chi arriva prima, non c’è bisogno di litigare, l’importante è essere presenti per vedere quel fatto eccezionale accaduto nella storia: un Dio fatto bambino, nato per ciascuno di noi.
Claudia Ventura – insegnante e pedagogista FISM
Nell'immagine animali nel presepe

Corpus Domini. Un presepe lungo una parete: quando una scuola per l’infanzia diventa una comunità creativa. San Severino: il Calendario dell’Avvento Digitale. Un progetto che unisce scuola e famiglia tra tecnologia, valori e solidarietà
Quest’anno, nel nostro Polo per l’infanzia, il tradizionale presepe è diventato molto più di un simbolo natalizio: si è trasformato in un grande progetto condiviso, capace di unire bambini, famiglie e insegnanti in un’unica, sorprendente opera collettiva. L’idea era semplice: chiedere ad ogni famiglia di realizzare una parte del presepe all’interno di una scatola di scarpe da bambino. Un oggetto comune, familiare, facilmente reperibile. Ma proprio da questa semplicità è nata la magia: ogni scatola è diventata uno scrigno unico, un pezzetto di storia, un frammento di tradizione reinterpretato con fantasia, cura e amore. Ogni famiglia ha avuto la possibilità di approfondire insieme ai bambini il significato dei personaggi e dei luoghi del presepe: la capanna, i pastori, gli angeli, i Re Magi, gli animali, le stelle… Un’occasione preziosa per fermarsi, parlare, riflettere, creare. Dentro quelle scatole hanno preso forma conversazioni intime, racconti tramandati, domande curiose e mani che hanno lavorato insieme. Il risultato ha superato ogni aspettativa: tutte le 83 scatole sono tornate a scuola, tutte diverse, tutte profondamente personali. C’è chi ha scelto la semplicità dei materiali naturali, chi ha sperimentato tecniche artistiche, chi ha inserito luci, colori, piccoli dettagli capaci di raccontare una storia. Quando le abbiamo assemblate lungo una parete della scuola, una accanto all’altra, è accaduto qualcosa di straordinario: l’impegno di ogni singolo è diventato un’opera d’arte collettiva. Un presepe che non appartiene a nessuno e appartiene a tutti, specchio di una comunità viva, partecipe, capace di costruire insieme. La scena più bella si ripete ogni mattina: i bambini che si fermano davanti all’installazione, la osservano, la riconoscono, la mostrano con orgoglio ai compagni e agli adulti. Cercano la propria scatola, scoprono quelle degli altri, si meravigliano dei particolari. E in quel momento capiscono, forse senza bisogno di parole, che il Natale è davvero una storia fatta di piccoli gesti che, uniti, diventano una luce più grande. Questo presepe non è solo un progetto scolastico: è un segno di comunità. È la dimostrazione che, lavorando fianco a fianco, si può creare qualcosa di bello, significativo e capace di emozionare. Un regalo che resterà nel cuore di tutti, bambini e adulti.
Angela Zappia - coordinatrice Polo per l’infanzia Corpus Domini
Quest’anno la nostra scuola ha scelto di vivere l’attesa del Natale con un’iniziativa capace di unire tradizione e innovazione: il Calendario dell’Avvento digitale. L’obiettivo è stato quello di coinvolgere attivamente le famiglie, rendendole parte di un percorso di attesa e scoperta, giorno dopo giorno, fino al 25 dicembre. Ogni pagina del calendario scopre un QR code che rimanda ad un breve video realizzato dai bambini delle varie sezioni. Le piccole scenette raccontano il tempo dell’Avvento e i suoi valori, intrecciandosi con lo sfondo integratore del Polo, che quest’anno ci ha portati a viaggiare tra le tradizioni natalizie dell’Italia e del mondo. I bambini hanno così scoperto la magica tradizione del vischio, i dolci tipici del Natale di diversi Paesi, il significato dello scambio dei doni e tanto altro, mettendo in evidenza l’importanza di aiutarsi e di condividere. Ogni video è diventato un piccolo tassello di un percorso di scoperta e meraviglia, dove conoscere l’altro diventa anche un modo per conoscersi meglio. Il progetto rappresenta anche un’occasione per educare al digitale in modo consapevole e positivo, trasformando la tecnologia in uno strumento di relazione e partecipazione. Guardare insieme a casa i video dei compagni diventa un momento di dialogo familiare: il bambino racconta la propria scuola, i compagni, le esperienze vissute e la quotidianità educativa, rafforzando così il legame tra casa e scuola in un clima di continuità e condivisione. A scuola, ogni mattina, i bambini aprono insieme la casellina del giorno e guardano il video corrispondente, riconoscendosi e ritrovando i propri compagni sullo schermo. Questo momento quotidiano si trasforma così in un’occasione di riconoscimento reciproco, appartenenza e crescita dell’identità personale e sociale. Il progetto è stato ideato e realizzato dalle insegnanti e dalle educatrici del Polo 0-6, in un clima di autentica collaborazione. Ogni pagina del calendario, con il suo numero e il relativo QR code, è stata consegnata alle famiglie con un’offerta libera solidale, destinata a sostenere le situazioni di difficoltà economica di alcune famiglie della comunità scolastica. Un piccolo gesto che ha reso questo cammino digitale anche un’esperienza di solidarietà concreta, per ricordare che il Natale è, prima di tutto, condivisione.
Francesca Canè - insegnante del Polo dell’infanzia San Severino
Nelle foto: il presepe collettivo del Polo Corpus Domini e un momento di visione del calendario dell'Avvento del Polo San Severino
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