
Sabato scorso si è svolta l'assemblea generale presso il teatro don Giuliano Gaddoni. Nella prima parte è stato presentato, discusso e approvato il bilancio economico 2024/2025, insieme alla presentazione del Bilancio sociale. Nella seconda parte dell'incontro è stato affrontato il tema “Scuola cattolica: valore, risorsa e opportunità” con l'intervento del vescovo di Imola Giovanni Mosciatti e alcune testimonianze di parroci gestori
"Che cos’è che ci fa mettere in piedi una scuola? Solo una passione educativa. Ovvero la passione di comunicare il significato della realtà". Nel suo intervento monsignor Mosciatti è partito da questo giudizio. "Se non ci fosse l’educazione vivremmo in balia di quello che qualcun altro ha pensato su di noi, in balia del potere. E così scopriamo che l’educazione è un momento in cui l’uomo può diventare libero. Ecco perché le scuole libere sono così importanti: sono le scuole che offrono un significato.
Qual è la posizione giusta del gestore? "Prima di tutto", ha aggiunto il vescovo "Dobbiamo renderci conto della situazione senza darla per scontata. Cosa vuol dire comunicare la bellezza della realtà? Noi non possiamo limitarci a descrivere tutto quello che c’è. Il problema è reale: aiutare i ragazzi a scoprire il valore delle cose. Senza questa ipotesi, un ragazzo nella realtà si smarrisce. La scuola è fatta di questo, ma non lo decidiamo solo noi".
Come questa scuola può rimanere in piedi? "Noi sappiamo", ha proseguito "che natalità e risorse calano, ma anche che le ragioni per cui le famiglie iscrivono i loro figli alle nostre scuole sono un po’ indebolite. Qui si innestano sfide nuove che dobbiamo affrontare. Accettare con realismo una realtà così complessa non è una sconfitta. Dobbiamo imparare a sostenerci nel cammino. Questo realismo ci deve aiutare ad essere più tenaci. Se una scuola va chiusa, deve essere fatto. Magari accorpando, mettendosi insieme. Tante nostre opere educative sono nate dal desiderio delle famiglie di costruire luoghi che potessero offrire una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza. Oggi le famiglie fanno più fatica. Come possiamo aiutarle? Per prima cosa bisogna comprendere bene e ridire le ragioni. Perché questo ci manda avanti. Se i genitori si coinvolgono con la scuola, è perché hanno motivazioni adeguate per continuare a sostenerla e a sostenere i sacrifici che fanno. Occorre poi che nelle nostre scuole sia ancora più evidente lo scopo; chiaro lo scopo, la strada si percorre e si trovano gli strumenti che consentano di percorrerla".
Don Simone Nannetti, dopo avere descritto la situazione a Crevalcore, ha detto: “Occorre tentare di pensare a qualcosa che possa arrivare, possa portare alle famiglie la ricchezza di questa tradizione cristiana e umana e questo devo dire che è più difficile in questa fase di realismo. Lavorare molto su questo noi, perché tutta la comunità senta che quella educativa è una responsabilità di tutti”.
Don Antonio Commissari, parroco a Bagnara di Romagna, arciprete a Bubano e Mordano, ha affermato: "Il vantaggio di una scuola di paese è di avere davvero il polso della situazione. Vivi una vita comunitaria al di là dell’andare o meno in chiesa. Forse in una realtà cittadina non mi troverei così bene. Perdi questo aspetto di scambio reciproco. La bellezza di queste scuole è sentirti parte di qualcosa di più grande e questo mi ha aiutato ad essere parroco, a conoscere le persone, a vivere la loro vita".
Del rapporto tra parrocchia e scuola ha parlato don Stefano Gaetti, vicario parrocchiale a Villafontana (Medicina). "La scuola dell’ infanzia parrocchiale è la scuola del paese. Tutti la sentono come propria, appartenente al proprio vissuto sociale. Tra parrocchia e scuola c'è un affetto quasi storico che attraversa diverse generazioni, in un contesto di continuità tra scuola e parrocchia. Magari la maestra dell’asilo è la stessa che troviamo in parrocchia per fare catechismo. Se questo non è immediatamente comprensibile da parte dei bambini, è invece molto radicato nei genitori".
Nelle foto: il vescovo Giovanni Mosciatti e il presidente FISM Bo Rossano Rossi. Una panoramica dell'assemblea

L’Assemblea regionale di FISM Emilia Romagna ha eletto Anna Maria Di Cicco alla presidenza della Federazione, che rappresenta oltre 500 scuole dell’infanzia paritarie non statali della regione. Succede a Luca Iemmi, ora alla guida di FISM Nazionale
La nuova presidente di FISM Emilia-Romagna si presenta. "Sono nata in un paese piccolissimo della Calabria, si chiama Lauropoli e poi la vita mi ha portato in Emilia-Romagna. Prima per studio e poi per amore: ho conosciuto mio marito e abbiamo messo su famiglia. Sono approdata in una scuola FISM per caso. Il polo d'infanzia “Monsignor Achille Lega” di Meldola cercava una educatrice di sostengo: sono arrivata io e da qui non mi sono più mossa. Nel frattempo sono diventata dirigente. Ho continuato i miei studi. Prima ho preso il titolo di consulente mediatrice familiare, poi educatore e ora sono prossima alla magistrale in pedagogia
Di Cicco racconta così il suo arrivo in FISM regionale come presidente: "E' successo che il mio predecessore Luca Iemmi (uomo di grandi valori e lungimiranza), è diventato presidente nazionale e mi è stato proposto di prendere il suo posto. Ho fatto una riflessione molto lunga. Alla fine le nove province si sono ritrovate attorno alla mai candidatura. E allora ho detto che potevo anche provare". Aggiunge la presidente: "Ho trovato una federazione molto solida grazie al lavoro enorme di Iemmi. Trovo, quindi, un terreno fertile: non arrivo in un posto dove tutto è da costruire". "In forza di questo", conclude "i miei obiettivi saranno quelli di una continuità col mandato di Luca, introducendo lentamente elementi di innovazione. Ho lavorato anche in una scuola svedese per apprendere la metodologia della didattica all'aperto e mi piace guardare cosa succede in Europa. Ed è uno degli elementi di novità che vorrei portare in Federazione. Nell'accettare questo incarico mi sento tranquilla per il fatto di avere un bellissimo ufficio di presidenza, con presidenti molto preparati e capaci".
Nella foto Anna Maria Di Cicco, nuova presidente FISM Emilia-Romagna

I bambini ci guardano. Sempre. E’ questo il punto di partenza delle scuole federate alla FISM Bologna, quando si parla di progetto educativo o di alleanza scuola-famiglia. Conviene ricordarlo in questo tempo di open day che è anche, e soprattutto, un tempo di scelte che hanno al centro il futuro dei nostri figli. Di seguito il link al calendario degli Open day: https://www.fism.bo.it/federazione-italiana-scuole-materne/open-day-111@183.html
Dice Franco Nembrini insegnante, scrittore, pedagogista: "I figli ci guardano. Ci guardano sempre; e vedono che concezione, che sentimento abbiamo della vita. Su questo non si può barare. Allora la domanda vera non è “Come si fa a educare?”, ma “Chi sono io? Che sentimento ho io della vita?” Quando ero ragazzo – quarto di dieci figli, famiglia contadina, sempre pieni di debiti – io guardavo mio padre – bidello, malato a lungo della sclerosi multipla che lo ha portato alla tomba – e mi dicevo: “Che grande uomo mio padre! Io da grande voglio essere come lui”. Lui non ha mai avuto il problema di educarci, di farci tanti discorsi (con dieci figli, pensate!); ma io lo vedevo vivere e respiravo una concezione della vita che mi affascinava. Questa, se devo sintetizzare, è la sfida che abbiamo davanti: che vita viviamo noi? Perché i nostri figli dovrebbero seguire quel che chiediamo loro? Che cosa testimoniamo loro di bello, di buono, di grande? Perché l’educazione, ridotta all’osso, è sempre una testimonianza: guardare la vita con un entusiasmo tale che i figli si incuriosiscano: da dove viene il tuo entusiasmo?»
Quando andrete, e ve lo consigliamo caldamente, a visitare le scuole in occasione degli Open Day, tenete a mente queste parole e confrontatele con le persone che vi accoglieranno: troverete sicuramente la conferma di un’educazione concepita come misericordia. Con altre parole, il celebre scrittore C.S. Lewis affermava: “Il compito del moderno educatore non è di disboscare giungle, ma di irrigare deserti".
In tutte le scuole della FISM succede esattamente questo.
E l’acqua irrigata fa rima, ancora una volta, con la parola speranza.
Stefano Andrini
Nella foto "I bambini ci guardano" dal film di Vittorio De Sica
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