Newsletter del 10 ottobre 2025

Scuole dell'Infanzia. Sezioni Primavera e nidi: una “Nuova” opportunità

Negli ultimi anni sezioni Primavera e nidi stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nell’organizzazione dei servizi educativi per la prima infanzia. Le sezioni primavera, che accolgono bambini tra i 24 e i 36 mesi, sono nate principalmente nelle scuole dell’infanzia paritarie, con l’obbiettivo di rispondere ai bisogni delle famiglie che richiedono servizi flessibili e di qualità per i bambini sotto i tre anni, nonché per rispondere alla crescente domanda di posti in assenza di disponibilità negli asili nido

La scuola dell’infanzia che decide di aprire un servizio educativo all’interno della sua struttura, non solo risponde ad una domanda sociale, ma investe anche nel futuro rafforzando la propria identità educativa e dando alle famiglie l’opportunità di una continuità all’interno di un Polo dell’infanzia 0 6 anni.
Rispetto al calo delle iscrizioni nelle scuole dell’infanzia, il Polo consente alla scuola di ottimizzare le risorse esistenti, sia strutturali che di personale, aiutando ad “alleggerire” i bilanci. L’apertura di servizi educativi, infatti, può in parte sopperire al calo demografico, ai costi di gestione crescenti e alle politiche di sostegno insufficienti che continuano a mettere a rischio la sopravvivenza di molte scuole dell’infanzia, specialmente nei piccoli centri, aumentando il rischio di disuguaglianze territoriali e la perdita di posti di lavoro. Negli ultimi tre anni, su Bologna e provincia, abbiamo assistito alla chiusura definitiva di sette scuole dell’infanzia, senza contare la crescente diminuzione del numero di sezioni.
Una scuola che offre nido e/o sezione primavera diventa più attrattiva e competitiva sul territorio e può favorire l’incremento delle iscrizioni anche nella fascia 3/5 anni. Questo percorso non è certo privo di sfide: ripensare ad una nuova offerta formativa vuol dire mettersi in gioco come professionisti dell’educazione, ma anche fare investimenti sia in termini economici che di tempo. Dare vita ad un Polo 0 6 richiede un lavoro di progettazione pedagogica accurata, con particolare attenzione alla formazione del personale educativo e all’organizzazione dell’ambiente di apprendimento.
Ma come federazione crediamo che valga comunque la pena provarci, perché è un’occasione per innovare, per crescere, per rispondere con concretezza alle nuove esigenze educative della società e, non ultimo, è un modo per ridare respiro alle nostre realtà.
Tra i servizi educativi aggregati alle scuole dell’infanzia federate a FISM, nella città di Bologna ad oggi vi sono dieci sezioni primavera e cinque nidi, mentre in provincia i numeri dei servizi 0-3 attualmente attivi sono trentuno. Tra le ultime realtà nate:
-Nido aggregato alla Scuola dell’infanzia A. Ramponi (San Giorgio di Piano)
-Nido aggregato alla scuola dell’infanzia Angela Grimaldi (Sasso Marconi)
-Sezione Primavera e nido aggregati alla Scuola dell’Infanzia Guglielmo Marconi di Pontecchio (Sasso Marconi)
-Nido aggregato alla Scuola dell’Infanzia Maria Immacolata (Casalfiumanese)
-Nido aggregato alla Scuola dell’infanzia San Giovanni Bosco (Imola)
-Nido aggregato alla Scuola dell’Infanzia Santa Maria Maddalena (Alto Reno Terme)
-Sezione Primavera aggregata alla Scuola dell’Infanzia Sant’Anna di Sabbiuno (Castel Maggiore)

Percorsi FISM. Volontari del servizio civile in formazione

26 settembre: giornata di formazione presso il Banco Alimentare di Imola. Racconta una delle partecipanti all'importante iniziativa: "Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere da vicino la storia, l’organizzazione ed il funzionamento di questa importante realtà di solidarietà"

Mi ha colpito molto sapere che il magazzino del Banco Alimentare di Imola può arrivare a contenere fino a 20 tonnellate di prodotti, che vengono poi distribuiti e donati in pochissimo tempo. È impressionante pensare a quanto una rete di solidarietà così organizzata riesca a fare la differenza ogni giorno.
Abbiamo anche ascoltato la testimonianza di un ragazzo che, grazie al servizio civile svolto presso il Banco Alimentare, è entrato in contatto con questa realtà fino a farne il suo lavoro. La sua esperienza ha reso ancora più evidente quanto questo progetto sia capace di cambiare non solo la vita di chi riceve aiuto, ma anche di chi vi partecipa attivamente, perché “più si dona più si riceve.”

6 ottobre: giornata di formazione presso il Seminario Arcivescovile di Bologna. Abbiamo ripercorso la storia dell’obiezione di coscienza: dalle prime testimonianze cristiane fino al Servizio Civile Universale di oggi. Attraverso le figure di uomini e donne che hanno scelto di seguire la propria coscienza invece delle leggi imposte – da Massimiliano di Tebessa a Pietro Pinna, da Franz Jägerstätter ai giovani obiettori degli anni Settanta – ho potuto riconoscere quanto siano ancora reali e attuali quei principi. Ho sentito quanto sia giusto e necessario affermare il proprio disaccordo con un sistema che troppo spesso offre la violenza come prima opzione, invece del dialogo e della ricerca della pace.
Riflettendo su questi temi, non ho potuto non pensare a quanto siano ancora attuali: oggi assistiamo a guerre e genocidi, come quello che sta colpendo il popolo palestinese, e il tema della coscienza ritorna con forza. I cortei e le manifestazioni pacifiche che si sono svolti in molte città sono, a mio avviso, la forma moderna di obiezione di coscienza: un modo per affermare la propria contrarietà alla violenza e per differenziarsi dalle scelte di governi che offrono la violenza come prima e più spontanea opzione. Anche se in ogni contesto possono esserci episodi di tensione, il messaggio principale resta quello della nonviolenza e del rifiuto dell’indifferenza.
Nel pomeriggio abbiamo assistito alla rappresentazione teatrale di Alessandro Berti (compagnia Casavuota) sulla strage di Marzabotto, che è stata una parte molto intensa della formazione. Attraverso un susseguirsi di personaggi e voci – civili, soldati, un prete, e altri uomini e donne travolti dai bombardamenti e sterminati insieme a persone anziane e bambini – l’attore è riuscito magistralmente a far percepire la complessità e la drammaticità di quei momenti. Con il solo uso della voce, dei gesti e dei suoni, ha ricreato l’atmosfera di paura, confusione e umanità che si viveva durante la tragedia. È stato un racconto potente, che ha reso tangibile il significato della memoria: non solo ricordare il dolore del passato, ma riconoscerne le radici nel presente. Mi ha ricordato che essere “giusti”, oggi, significa proprio questo: scegliere di non voltarsi dall’altra parte, di restare umani anche quando tutto intorno spinge verso la disumanità.

Monica Vallerossa – volontaria servizio civile FISM

Nella foto, un momento della formazione presso il Seminario

Centro documentazione FISM. Il metodo dell'anguilla: così passa la paura

E’ da poco iniziato un nuovo anno scolastico e tra gli albi illustrati presenti nel Centro documentazione FISM, a disposizione di tutto il personale delle scuole federate, il libro “Sulla mia strada” (di Cleo Wade - illustrazioni di Lucie de Moyencourt) ci sembra particolarmente indicato per questo nuovo viaggio che ognuno di noi è chiamato ad intraprendere con grande consapevolezza

Sono trascorse solo poche settimane dall’apertura delle scuole e le coordinatrici che mi hanno già contattata mi riferiscono tutte la medesima cosa: “Abbiamo appena ripreso e sono già di corsa!” Le capisco bene: anche io condivido il loro sentire, perché spesso ho la sensazione di essere finita dentro una lavatrice in centrifuga!
E mentre ci si sente schiacciati dal carico di lavoro, arriva la domanda che anche la bambina (protagonista del libro “Sulla mia strada”), si pone: “Da dove comincio?” E la Strada le risponde: “Hai già cominciato…. Goditi il principio ed il viaggio.”
Ed eccoci in cammino, un passo dietro l’altro, cercando di fluire, di non fermarci: “Tu continua ad andare, continua ad andare…” – suggerisce la Strada alla bambina. E per superare gli ostacoli che potremmo trovare sul nostro cammino, siamo chiamati in primis ad accoglierli, come fa l’anguilla che prende la forma del sasso, per poter poi continuare a nuotare tra le acque.
Cammina cammina,,, ed eccoci davanti ad un bivio: la paura di sbagliare ci attanaglia e ci immobilizza. Ma ancora una volta la Strada accorre in nostro aiuto: “…Non preoccuparti. A volte prendiamo la direzione sbagliata per poi imboccare quella giusta.”
“E se mi perdo?” – domanda la bambina. “Certi giorni ti sembreranno lunghi e bui…”- dice la Strada. Nel nostro ruolo educativo il coraggio è una virtù necessaria: siamo chiamati ad avere coraggio per andare avanti, per sbagliare, per “Educare controvento”, come spiega il maestro Lorenzoni nel suo libro. “Ma cosa vuol dire essere coraggiosi?”- continua la bambina. “Essere coraggiosi vuole dire avere paura di fare una cosa ma farla comunque”- risponde la Strada.
“E se mi sento sola?”- incalza la bambina. “Non sarai mai sola…”- risponde la Strada. Se il noto proverbio africano ci ricorda che “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”, è anche vero che il processo di crescita di ogni persona prosegue per tutta la vita ed il nostro io, la nostra identità ha bisogno di nutrirsi attraverso la relazione con gli altri (siamo esseri ontologicamente relazionali). “Incontrare significa entrare nell’anima di qualcun altro ed uscirne più ricchi”: queste le parole che anni fa ho letto sul cartellone di una scuola e che continuamente risuonano dentro di me. Se il rispecchiamento aiuta il bambino a costruire la sua identità, anche l’adulto ha la possibilità di evolvere nell’incontro con le altre persone che fungono da specchio (“Io sono l’altro” canta Niccolò Fabi).
Ma “Se dovessi cambiare?”- chiede la bambina. “…Tutte le cose crescono e cambiano, E’ la magia dell’essere vivi…. Nessuna creatura vivente resta uguale a se stessa.”
E “Se lungo il cammino avessi bisogno di aiuto?”- domanda ancora la bambina. “Rivolgiti ai tuoi compagni di viaggio”- risponde la Strada. Ed ecco allora il valore della rete, rete che ci consente di non sentirci soli, che ci sostiene, pronta ad allungare la mano tutte le volte che cadremo.

“Carissimi, ho scritto questo libro nella speranza che la Strada possa esservi amica in ogni fase del viaggio…. aiutarvi nel cammino che vi porterà ad essere quelli che siete…”- queste le parole dell’autrice Cleo Wade, con cui si conclude la nostra lettura.

Daniela Mughetto - pedagogista FISM

Nell'immagine, la copertina del libro.