Newsletter del 8 marzo 2024

Casalecchio di Reno. Scuola "Lamma ". Percorsi: l'importanza del perdono

La Quaresima è il tempo forte che la Chiesa Cattolica celebra per prepararsi alla festa più importante per i cristiani: la Pasqua di Resurrezione. Come ci dice la Liturgia, la Quaresima è il segno sacramentale della nostra salvezza, quindi non possiamo permetterci di trascurare nemmeno uno di questi giorni che ci vengono regalati per cambiare il nostro cuore ed essere preparati a ricevere i doni pasquali che il Signore elargisce con abbondanza. È quindi fondamentale trasmettere anche ai più piccoli l'importanza di questo periodo

Da diversi anni, nella nostra scuola, il percorso proposto per tutte e tre le fasce di età, è quello che spiega ai bambini quanto è importante chiedere perdono. Il tema che ci accompagna è quello del giardino, in cui occorre togliere le erbacce e tutto ciò che impedisce alle piante di crescere. Si pensa, quindi, che anche il nostro cuore sia simile a un giardino in cui c'è un giardiniere molto speciale: lo Spirito Santo, che durante la Quaresima vuole lavorare per renderlo bellissimo; noi possiamo e dobbiamo aiutarlo, cercando di fare cose belle e buone e di non fare quelle "non belle e non buone".
Ogni mattina, durante il cerchio, nel momento della preghiera, chi vuole liberamente può esprimere una richiesta di perdono a Dio per qualcosa di non bello e di non buono che ha fatto e di cui ha dispiacere. Si insiste molto sul concetto che, per essere perdonati, bisogna rendersi conto di aver sbagliato e sentire dispiacere.
In ogni sezione c'è un'immagine che ci accompagna: è quella di un albero realizzato su cartoncino, il quale all'inizio è spoglio e che verrà riempito da tante foglie verdi che i bambini attaccheranno una volta la settimana, in un momento molto solenne, in cui la maestra consegnerà queste foglie, che sono il segno di quanto lei ha visto: un impegno, un gesto bello, un gesto buono.
Le foglie non avranno il nome, per trasmettere il concetto evangelico "non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra"; i bambini devono capire di non vantarsi delle loro azioni, ma sapere che Gesù non ne dimentica nessuna e se le ricorda tutte per sempre.
Quando torneranno, dopo le vacanze di Pasqua, troveranno l'albero pieno di fiori e si spiegherà che quelli sono i fiori della gioia, che Gesù ci dona con la sua Resurrezione, con la sua vittoria sulla morte.
È un percorso che tutti fanno sempre con molta attenzione e con molta partecipazione.
Alcuni genitori raccontano che la preghiera del perdono viene riproposta anche a loro dai bambini, la sera prima di andare a letto, e nascono esperienze molto belle.

Cecilia Ronchetti
Insegnante di religione e Coordinatrice Scuola "Lamma "- Casalecchio di Reno

Nella foto il disegno dell'albero




FISM BOLOGNA. “Tutela dei minori e delle persone vulnerabili”

Nel mese di febbraio, gli incontri tra le pedagogiste di rete FISM e le coordinatrici delle scuole federate si sono aperti con la presentazione del servizio da parte di alcuni esperti che mettono a disposizione della Diocesi le loro competenze e professionalità (psicologi, assistenti sociali, avvocati…)

Il servizio “Tutela dei minori e delle persone vulnerabili” nasce da un invito di Papa Francesco che nell’enciclica “Motu Proprio” (2019) chiede che, in ogni Diocesi italiana, sia costituito un organismo che si ponga al servizio della Diocesi, della Chiesa e della comunità, il cui referente è il Vescovo. Dal 2020 in poi, più del 90% delle Diocesi ha risposto positivamente all’invito del Papa.
Su questo tema delicato la Chiesa sta dedicando tanto impegno ed è stato pubblicato anche un libretto dal titolo “La tutela dei minori nelle scuole cattoliche-Linee guida”, dove si legge che la cura e la tutela dei minori sono una parte essenziale del compito educativo. Come ricorda la Congregazione per l’Educazione Cattolica: “La comunità educante è responsabile di assicurare il rispetto della vita, della dignità e della libertà degli alunni e degli altri membri della scuola, mettendo in atto tutte le necessarie procedure di promozione e tutela dei minori e dei più vulnerabili…”. […] l’educazione integrale della persona, nella prospettiva dell’antropologia cristiana, contiene in sé i semi della prevenzione e del contrasto di ogni forma di abuso, essendo indirizzata al vero bene della persona e alla sua piena crescita sotto ogni aspetto”.
Quando si utilizza il termine abuso, in generale viene subito alla mente l’abuso sessuale, ma è importante sottolineare che esistono diverse forme di abuso (fisico, psicologico, economico…), tutte accomunate dall’abuso di potere. L’avere consapevolezza personale dei gesti che si compiono al servizio della crescita della persona, è la chiave di lettura per vivere una relazione sana. Fare prevenzione e formazione con insegnanti, sacerdoti, educatori e scout è fondamentale perché “anche solo un caso è già troppo”.
Il servizio “Tutela dei minori e delle persone vulnerabili” è chiamato a:
promuovere una cultura educativa dell’attenzione e della responsabilità per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili;
prevenire ogni possibile forma di abuso;
fornire occasioni di formazione e informazione;
sostenere la consapevolezza e la responsabilità degli operatori pastorali in ambito ecclesiale;
ascoltare, accogliere e accompagnare la persona vittima di abuso o violenza, in collaborazione con autorità e istituzioni dello Stato.

Come FISM ci siamo già attivati per organizzare un momento formativo ed informativo con gli esperti della diocesi di Bologna e di Imola, che sarà rivolto al personale educativo e non delle scuole federate.

Di seguito i contatti del servizio “Tutela dei minori e delle persone vulnerabili”:
- Diocesi di Bologna:
https://tutelaminori.chiesadibologna.it/
- Diocesi di Imola: https://www.diocesiimola.it/uffici-pastorali-2/servizio-tutela-minori-e-persone-vulnerabili/ Coordinamento pedagogico FISM Bologna

Coordinamento pedagogico FISM Bologna


Perché è importante dare dignità alle lingue madri nella scuola

Il 21 febbraio è la giornata internazionale, proclamata dall’Unesco nel 2000, per “promuovere le diversità linguistiche e culturali ed il poliglottismo”. Spesso noi maestre e maestri delle scuole primarie suggeriamo alle mamme immigrate di parlare ai loro figli in italiano a casa commettendo, a volte inconsapevolmente, un grave errore. Avere pieno possesso della propria lingua madre, infatti, è una importante premessa per imparare la lingua del paese in cui si vive

Nei miei anni d’insegnamento, ho collezionato alcune prove di quanto un rapporto intenso con la propria lingua materna aiuti figlie e figli di origini immigrate, ma anche le loro compagne e i loro compagni, che così hanno occasione di accorgersi di quanto è grande il mondo e di come la sua bellezza stia nell’infinita varietà delle espressioni umane che lo popolano.
Per diverse stagioni, ad esempio, ci siamo interrogati su dove si nascondesse la matematica e Nisrin, di origine marocchina, un giorno ha detto: “La matematica è un omino che va in bicicletta dentro la testa. Se si ferma cade, se corre risolve tutti i problemi”. L’immagine era così bella che l’abbiamo scritta a caratteri grandi sul muro della classe. La trovavo particolarmente efficace perché, ogni volta che osservavo un bambino in difficoltà di fronte a un problema, pensavo a quel disequilibrio e a quella caduta così ben descritta da Nisrin, che nasceva da una sua difficoltà reale, sofferta. Un giorno, parlando con suo padre, gli ho raccontato della frase di sua figlia e lui mi ha detto che in arabo matematica si dice alriyadiaat, parola che ha la stessa radice di sport e di esercizio fisico, aggiungendo che evoca anche l’idea di acrobazia. Scopriamo così che l’origine della metafora di Nisrin si trova nella sua lingua madre, in cui a volte pensa e forse sogna.
Tra i molti progetti di educazione interculturale di qualità che si sperimentano, non ha ancora trovato lo spazio che merita la valorizzazione delle lingue madri, mentre credo sia della massima importanza nelle nostre classi trovare tempi e modi per dare spazio alla presenza di lingue materne di più continenti, che vivono nelle memorie e accompagnano pensieri ed emozioni di bambine e bambini.
Nelle Linee pedagogiche 0-6 del 2021, un documento del Ministero dell’istruzione di grande importanza, si invita ad “avere attenzione alla lingua parlata nel contesto familiare, che costituisce la base per l’apprendimento della lingua italiana”.
Durante un piccolo spettacolo preparato a dicembre di qualche anno fa, nel piccolo paese umbro di Giove, non posso dimenticare l’emozione che traspariva nei volti delle mamme romene quando ascoltarono due canzoni cantate nella loro lingua dall’intera scuola primaria. Un gesto di accoglienza che riconosceva, alle numerose famiglie romene presenti nel paese, piena dignità alla loro lingua.
La questione naturalmente è molto delicata. C’è sempre il pericolo dell’esotismo e del paternalismo, e spesso bambine e bambini appartenenti a famiglie immigrate non amano che siano rimarcate le loro differenze, anche linguistiche, perché sanno sulla loro pelle quante volte la percezione delle differenze scivola in forme evidenti o nascoste di discriminazione.
Se assumiamo tuttavia la compresenza in classe di memorie che attingono a universi linguistici diversi e lontani, come possibilità di arricchimento culturale per tutti, le cose possono cambiare. E poiché la lingua non è solo uno strumento di comunicazione, ma di creazione di mondi, è traccia viva dei diversi modi di abitare e di convivere, ecco che si aprono campi di ricerca che possono appassionare e mettere in moto piccoli e grandi.
C’è ancora molto lavoro da fare perché tutte le lingue madri trovino un loro posto nella scuola, nonostante sia evidente che costituiscano ponti indispensabili per una comprensione reciproca più aperta e profonda. Tutto deve partire dalla curiosità di noi insegnanti, che dovremmo sempre coltivare attenzione verso il mondo intimo e spesso nascosto delle bambine e dei bambini a cui insegniamo.

Franco Lorenzoni, insegnante